Scuola Annuale di Narrazioni1) Perché una scuola di narrazioni? A cosa serve?
2) Ci sono differenze con una scuola di scrittura tout court?
3) Cosa diresti a qualcuno che vuole fare lo scrittore?
4) La scrittura è utilizzabile soltanto come strumento, per farne dei libri o ci sono altre possibilità?

Rispondono Giampaolo Simi, Enzo Fileno Carabba, Elisa Biagini, Federico Batini, Francesco Botti, Simone Giusti, Divier Nelli

1) Perché una scuola di narrazioni? A cosa serve?
2) Ci sono differenze con una scuola di scrittura tout court?
3) Cosa diresti a qualcuno che vuole fare lo scrittore?
4) La scrittura è utilizzabile soltanto come strumento, per farne dei libri o ci sono altre possibilità?

Giampaolo Simi

  1. Serve... be', non dico a trovare un senso, ma almeno a cercarlo. Non dico a trovare risposte, ma a farsi buone domande.
  2. Il concetto di scrittura può essere generico. E anche freddo. Narrare è una parola calda, emotiva. Questa vorrei fosse la differenza.
  3. Di ascoltare gli altri. In metropolitana, dal dentista, in coda alle poste, in pizzeria...
  4. La scrittura, intesa come capacità di narrare, rischia oggi di perdere importanza nel "prodotto libro", che è fatto di molte altre cose (fermiamoci... questo ci porterebbe lontano). Ma la capacità narrativa ha invaso però anche nuovi settori, come quello dei computer games, tanto per dirne uno e basta.

Enzo Fileno Carabba

  1. Per dire le cose attraverso i personaggi che agiscono e così vivere altre vite. Uno non può starsene sempre lì rinchiuso nella propria vita. Potendo è meglio fare capolino altrove.
  2. Narrare una storia secondo me è proprio un modo di pensare, diverso da tutti gli altri
  3. Va bene.
  4. Certo che ci sono altre possibilità. La scrittura sarà ancora lì quando i libri non esisteranno più.

Elisa Biagini

  1. Serve prima di tutto a conoscere meglio se stessi e ad imparare ad ascoltare gli altri
  2. Questa è meglio!
  3. Leggere, leggere, leggere, conforntarsi, osservare con attenzione il mondo e solo allora scrivere
  4. Imparare a scrivere serve a tutti, qualsiasi lavoro uno faccia o interessi abbia. Come tutte le esperienze di crescita.

Federico Batini

  1. La Scuola di Narrazioni serve a tutti coloro che vogliono migliorare il proprio rapporto con se stessi, per prima cosa e poi che ritengono che le storie (lette, scritte, vissute, interpretate) possano contribuire a migliorare la propria professionalità. Si tratta di un percorso molto complesso, che richiede un forte impegno ed una rilevante motivazione ma che, crediamo, possa contribuire allo sviluppo di ottimi professionisti in molti campi, non soltanto in quello della scrittura. Mi piace l'esempio dell'infermiere che lavora nei reparti terminali e che vuole usare la narrazione come strumento di cura, mi piace l'esempio del manager che usa le storie per motivare i propri collaboratori, o del pubblicitario che vuole costruire storie sui prodotti, dell'insegnante che vuole motivare i propri allievi alla lettura ed alla scrittura... e potremmo andare avanti ancora molto.
  2. Sì ci sono molte differenze. Qui si affronta la narrazione da punti di vista molteplici, non soltanto gli scrittori allora come docenti: gli esperti di narrazioni, i critici e gli interpreti, gli attori, gli sceneggiatori, i musicisti. Una scuola di scrittura vuole formare scrittori, noi pensiamo a formare persone che vogliano e sappiano usare la narrazione in contesti diversi o che inventino nuovi modi di usare la narrazione.
  3. Direi di leggere moltissimo e di scrivere moltissimo, che non passi giorno senza che abbia fatto sia l'una che l'altra cosa... e direi anche di buttare via le prime cose che scrive, per non entrare nella tentazione di considerarle già pronte. La maturazione di uno scrittore richiede, a mio parere, grande impegno e grande generosità, se si parla di persone normali, poi certo ci sono i geni, le eccezioni, ma per quelli è probabile che sia superflua anche una Scuola atipica come la nostra.
  4. La scrittura si può utilizzare per la cura di sè, per la crescita, lo sviluppo, per l'orientamento, per le professioni di cura, per l'elaborazione del lutto, ma anche per gli usi più quotidiani: penso ad una lettera d'amore, ad un testo su un blog, ad una mail, ad una circolare di lavoro. Come dice spesso un amico scrittore si impara a scrivere a sei anni e da allora si ha in mano uno strumento dalle molteplici possibilità, senza pensare a quanti mondi apre invece la lettura.

Francesco Botti

  1. Una scuola di narrazioni serve a migliorare le competenze narrative di qualunque persona sia interessata alla narrazione come strumento di evoluzione personale e sociale.
  2. La differenza tra la scuola di narrazioni e una scuola di scrittura è che mentre una scuola di scrittura nasce per formare scrittori, la scuola annuale di narrazioni approfondisce lo studio delle narrazioni tra le quali figura anche la scrittura.
  3. Due consigli per uno scrittore: leggere moltissimo ed educare lo sguardo alla realità circostante.
  4. La scrittura è uno strumento. Fare libri è solo una delle applicazioni di tale strumento. La scrittura è memoria individuale e collettiva, è comunicazione, passaggio di informazioni, crescita, orientamento.

Simone Giusti

  1. Una scuola di narrazioni serve a prendere consapevolezza di come funzionano le nostre comunicazione quotidiane e, dunque, ad assumerne almeno in parte il controllo. Serve a capire come riusciamo a dare una risposta al nostro bisogno di senso. Perché è indubbio che quasi sempre ci riusciamo: siamo bravi a trovare il filo, a dare un senso e un significato a quello che facciamo. E' in questo modo che costruiamo i nostri valori. E' in questo modo che ci rappresentiamo e costruiamo la nostra immagine di noi nel mondo. Ma siamo sicuri di sapere come si fa? Siamo davvero così bravi da poter smettere quando vogliamo di essere costruiti dalle narrazioni degli altri? E siamo sicuri di riuscire a dare un senso proprio a tutto?
  2. Le scuole di scrittura dovrebbero insegnare a scrivere. Il punto di partenza è il testo, il prodotto scritto: il romanzo, il racconto, la poesia, la canzone, la relazione, il saggio... Una scuola di narrazioni si interessa innanzitutto ai processi, al "come" non al "cosa". Il punto di partenza è il pensiero narrativo come modalità specifica di conoscenza e di costruzione del mondo circostante. Una scuola di narrazione è necessariamente, a mio avviso, costruttivista. Sa che la comunicazione - anche quella scritta - non è fatta di testi che vengono scritti da degli scrittori (mittenti) per dei lettori (destinatari), bensì è fatta di persone che partecipano a delle interazioni. Gran parte di queste comunicazioni avvengono secondo modalità che possiamo definire "narrative". Alcune narrazioni sono scritte. E quindi conviene occuparsi anche di scrittura.
  3. Mi piacerebbe potermi permettere di dirgli "falla finita!", che tanto qualcuno l'ha già fatto meglio prima di lui. Più cordialmente credo che gli chiederei "scrivi per qualcuno?" e poi, di seguito, "per chi?". Cercherei, inoltre, di aiutarlo a immaginare il suo lettore, uno solo, quello che davvero riesce a immaginare. Gli chiederei di farlo agire, questo lettore; di metterlo in movimento, di vestirlo, mandarlo in giro per la città, a mangiare qualcosa o a comprarsi dei vestiti. "Immagina ora che sta leggendo il tuo scritto. Che cos'è? Un libro? Di che colore? E lui, il lettore, in che posizione si trova mentre legge? E la luce?...". Spesso mi capita che le persone immaginino lettori che sono il loro ritratto. Comunque, solo a questo punto mi permetto di domandare: "Bene, ora prova a spiegarmi cosa vuoi ottenere dalla tua scrittura. Un reddito? O altro? Quante copie devi vendere all'anno per avere uno stipendio, lo sai? Pensi che ci siano abbastanza persone come quella che hai immaginato, e che siano disposte a comprare il tuo testo? Sì? Allora avanti, andiamo a stanarle!".
  4. La scrittura è più di quanto riuscirei a dire e a scrivere in questo momento, così, a bruciapelo. Io non vivrei senza la scrittura. O almeno questo è ciò che mi piace raccontarmi adesso. Io scrivo e consiglio di scrivere sempre, soprattutto sul lavoro e di lavoro, perché è lì che abbiamo bisogno di dare un senso, di mantenere una rotta e di costruire incessantemente, senza perdere i pezzi per strada. Scrivere sul lavoro e per il lavoro. Scrivere agli amici e agli amanti. Scrivere la vita quotidiana con i segni della lingua e con tutti gli altri segni che tracciamo continuamente, anche senza accorgercene. Io ci faccio anche dei libri, di ogni tipo. Perché mi piace leggere e quindi leggermi da sinsitra verso destra, dall'alto verso il basso, inesorabilmente fino alla fine. Ma se questa vi sembra roba da vecchi, fate voi. Ma scrivete.

Divier Nelli

  1. Serve come strumento di indagine da utilizzare su noi stessi o sul mondo esterno. Può essere utilizzata come una sorta di microscopio per vedere nel piccolissimo oppure come telescopio per spingere lo sguardo lontanissimo.
  2. Narrare rende tutto più personale, più intimo. La scrittura tout-court può talvolta essere asettica, fredda, distaccata.
  3. Di leggere tanto. Non si può essere scrittori se prima non si è anche lettori. Poi di tenere occhi e orecchi bene aperti. E, perché no?, anche il naso può tornare utile...
  4. Certo che ci sono altre possibilità. L’uso che se ne fa su internet poco più di un decennio fa era praticamente impensabile. E altre possibilità devono ancora essere trovate.
 

 

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